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Dal palco alla strada

 Una realtà musicale di cui spesso non si parla e che sta prendendo sempre più piede in Italia. Con il rullante in mano e la grancassa in spalla anche i batteristi oggi si esibiscono per strada, tra la folla. Tra questi i due musicisti che suonano insieme dal 2009 nella sezione batteria della Fantomatik Orchestra.

Come si è evoluto negli anni il panorama delle marching band?

“Di certo negli ultimi tempi sono nati molti gruppi di strada – dichiarano Matteo e Riccardo – Abbiamo assistito ad un forte incremento su un nuovo modo di esibirsi, che spesso viene sottovalutato anche da un punto di vista artistico, pur non essendo assolutamente inferiore al target del contesto musicale italiano. Una performance pubblica, in piazza o tra le strade di una città che sia, rappresenta un ottimo banco di prova, senza perdere credibilità come musicista. Tutt’altro. Alternare il palco con la strada ci ha dato modo di partecipare anche quest’anno a concerti di spessore, e non solo: dai Jazz Festival alla televisione, dove abbiamo avuto modo di incontrare altri gruppi e di scambiarci esperienze.”

 Quali sono le sonorità su cui si muove una street band?

“Musicalmente la norma sta nel seguire uno stile funk, folk, samba e balcanico senza finire obbligatoriamente in sonorità più comuni o rischiando di concentrare lo spettacolo solo sulla coreografia. Far parte di una marching band non significa soltanto esibirsi in pubblico, per strada, ma dedicarsi anche ad una continua ricerca di uno stile proprio e personale. Tutto questo accade grazie alla crescita di organici sempre più professionali ed ambiziosi.”

Come può una marching band incuriosire un batterista abituato ad esibirsi sul palco?

 “In Italia ci sono molti batteristi preparati, che in ambienti, come il nostro, riescono a crescere sia a livello lavorativo che musicale, trovando nella musica di strada un veicolo per proporre idee ed esprimere la propria personalità anche grazie all’assenza di barriere fisiche che possano distanziare dal pubblico. La differenza sostanziale per noi batteristi sta nel godere del groove che suoniamo, potendo muoverci e “ballare”. Tutti aspetti che possono essere provati solo in questa realtà. E gli americani su questo sono maestri: ci insegnano come trasformare un concerto in un vero e proprio show, fondendo la musica con il movimento fisico e visivo in modo da produrre un’atmosfera carica di energia, che crea curiosità tra il pubblico e quindi attenzione. Nel nostro paese, le street band ricercano proprio questo dagli americani, più che lo stile musicale.”

Nelle Marching band uno dei ruoli principali è sicuramente la ritmica. In due sostituite una batteria. Che cosa significa suonare in coppia?

“Il fatto di aver intrapreso studi simili ed aver frequentato il Drum Studio di Ettore Mancini a Roma ci ha sicuramente aiutato in tutto. In effetti, la cassa e il rullante, suonati da due distinti batteristi come nel nostro caso, prendono il posto di una vera e propria batteria con lo scollamento ritmico tipico del suonare in due. La coordinazione dei movimenti del corpo durante un pezzo è basilare e diventa un vero e proprio metronomo sia ritmico che dinamico. Il groove dipende da come e da quanto ci muoviamo. Senza avere il solito passo non potremmo fare dei fill precisi o suonare in Interplay come spesso facciamo durante i nostri assolo. L’intesa tra di noi è essenziale. In due siamo un’unica batteria con un’unica testa. Una sintonia che è stata raggiunta grazie ad un continuo ascoltarsi. Se uno dei due non si trovasse sulla stessa frequenza dell’altro, soprattutto se in un gruppo di soli fiati, sarebbe una completa catastrofe. Nella Fantomatik Orchestra suoniamo arrangiamenti complessi, mischiando le nostre influenze e stili diversi. Così abbiamo ribaltato la visione del batterista in un set up “a due”.”

E da un punto di vista tecnico?

“Per noi l’uso della Moeller tecnique è un valido aiuto per suonare con Groove nelle marching band. Suoniamo ad alti volumi per molto tempo, muovendoci e spostandoci di continuo per cui la fatica di sicuro si sente. Il giusto relax ed i movimenti comodi evitano fastidiosi problemi fisici che per noi drummer sono frequenti se non diamo importanza all’impostazione. Sulla tecnica ci capiamo. Utilizziamo la Moeller tecnique sia per la cassa,  che per il rullante. Per la cassa si tratta semplicemente di traslare il movimento da verticale a orizzonatale, mentre per il rullante basta trovare la giusta posizione del charleston e del piatto per poter suonare comodamente. Poi c’è la storia che parla da sé! Chiunque conosca la storia dei grandi batteristi sa quanto possiamo imparare dalle marching band. Esempi come Steve Gadd, che è cresciuto con il rullante dell’esercito in mano, Buddy Rich, che istruiva i suoi allievi batteristi a correre su e giù dai gradini delle tribune suonando rudimenti, oltre agli storici pionieri dello stile New Orleans da Warren “Baby” Dodds, Poul Barbarin, Artur “Zutty” Singleton, tutti grandi ispiratori della batteria moderna.”

Esibirsi in strada significa suonare in ambienti continuamente diversi, che suonano in modo diverso. Quali strumenti utilizzate?

“La scelta del set è fondamentale. Suoniamo con un rullante vintage, un Ludwig Acrolite, oltre a utilizzare piatti scelti con cura (ringraziamo la Ufip nelle persone di Luigi Tronci e tutto lo Staff) e a una grancassa Lefima da 22 molto leggera e con un gran bel suono. Strumenti di indiscussa qualità che ci danno anche modo di essere più versatili possibile. Nella nostra formazione, all’interno della ritmica, il ruolo delle percussioni leggere, suonate da Gianni Apicella (il terzo batterista in causa) arricchisce non poco il nostro sound. Gianni utilizza un set up leggero con campane, cembali, un tamburin per la parte solistica e uno splash.”

La Fantomatik Orchestra è stata una delle prime marching band in Italia e da poco è uscito l’ultimo disco Back in Brass. Di cosa si tratta? A chi vi siete ispirati?

“La Fantomatik e’ una band che cammina in strada da circa 10 anni e rinnova il proprio repertorio ricercando sempre nuove sonorità e nuove idee. Back in Brass è un prodotto che è stato concentrato sulla ricerca di sonorità elettriche e sperimentali, differente dai precedenti dischi, in cui in linea di massima emergono ambientazioni etniche e acustiche, realizzate anche con ospiti di prestigio. Ci piace registrare. Con l’ultima produzione discografica ci siamo concentrati solo su di noi, ispirandoci a grandi autori del rock per dare un filone più logico al progetto. Siamo andati a spulciare i nostri diversi ascolti, confrontandoci sullo stile,  per rendere ancora più personale il nostro Drumming. Per fare un esempio, la ritmica di “Owner of a Lonely Heart” è stata suggerita dal groove di “Penso Positivo”, mentre “Zeppelin” rende omaggio a Bonzo con una ritmica simile al suo stile. In “Cover Queen” abbiamo sovrainciso, con un set approssimato, un groove in stile Steve Jordan usando anche un posacenere come campanaccio. Tutti i brani sono stati registrati in presa diretta insieme al resto del gruppo. Poi ci siamo divertiti a sovrapporre elementi percussivi in multitrack filtrando suoni per vivacizzare il lavoro.”

 Oltre alla musica, cosa significa far parte di una street band?

“L’esperienza di tanti concerti ti porta a apprezzare un’altra faccia importante del fare musica in strada. La vicinanza con la gente ti affascina. Una street band porta – letteralmente – la musica in casa, creando un contatto sociale importante, che fa bene al cuore e scalda gli animi di tutti. Niente può superare la possibilità di potersi esprimere con gli strumenti e con il corpo, soprattutto se circondati da un pubblico che ricambia emozioni, ballando e ascoltando attentamente i nostri brani. Si avverte ancora più forte il bisogno di musica che ha l’Italia. Alcuni comuni e associazioni in italia ma anche all’estero, combattono criminalita’ ed emarginazione portando la “festa” nei centri storici o nei quartieri più degradati. Iniziative di questo tipo dovrebbero essere organizzate con più frequenza visto gli otiimi risultati che portano, come segno di protesta o espressione di una volontà di rinascita comune. ”